Il chimico del cemento
Secondo piano
Le prime sperimentazioni che permisero la produzione di un prodotto con proprietà idrauliche, anche se lontanamente simili all’attuale cemento, risalgono alla seconda metà del 1700. Ma fu solo all’inizio del 1900 che il prodotto ottenuto per cottura delle marne cominciò ad avere caratteristiche tali da poter essere paragonato al cemento di oggi. Tale miglioramento è da attribuire essenzialmente alle maggiori conoscenze nel campo della chimica, la cui evoluzione dal punto di vista teorico e pratico in quegli anni si può considerare rivoluzionaria. In ogni sito produttivo, allora chiamato fornace, il laboratorio chimico acquistò sempre più importanza fino a diventare il cuore dello stabilimento. Nel laboratorio troviamo un banco di lavoro posto al centro della stanza, una cappa a parete per l’aspirazione di fumi o vapori irritanti e alcune vetrine con scaffali per il deposito dei reagenti meno utilizzati o di scorta. Nello stesso tempo, acquista sempre più importanza la figura del chimico che diventerà il tecnico di riferimento dello stabilimento stesso. È grazie alle nuove tecniche di analisi (disponibilità di nuovi reattivi, utilizzo di bilance di precisione, ecc.) che potrà selezionare il materiale migliore nella miniera, calcolare le miscele per ottenere una composizione chimica ideale a garantire un buon grado di cottura e controllare la qualità del semilavorato e dei cementi prodotti, allora definiti calci idrauliche.
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