Le camere non possedevano oggetti superflui ma solo utensili indispensabili e pochissimi mobili. Uno dei beni fondamentali della famiglia, spesso portato in dote dalla sposa, era rappresentato dal letto. Questo, che di solito veniva acquistato dal falegname del villaggio, era formato da una struttura portante in legno, la ‘lettiera’, con sopra un ‘saccone’ di canapa ripieno di paglia e una o più ‘materasse’ di lana dove, nei casi migliori, veniva steso anche un materasso di piume, chiamato ‘coltrice’; il tutto completato da lenzuola di lino o canapa, coperte di lana e il coltrone imbottito di bambagia. In camera veniva utilizzato inoltre il cosiddetto ‘prete’, che serviva per riscaldare il letto prima di coricarsi. All’interno del supporto di legno veniva infatti appeso uno scaldino o pretina in terracotta o di altro materiale, ripieno di brace. La presenza dell’armadio era molto rara nelle case dei contadini, che usavano invece riporre la loro biancheria e le loro vesti in cassoni o cassapanche di legno. Solo le famiglie benestanti possedevano arredamento da camera per il bambino, come ad esempio la culla, la carrozzina, il girello, il triciclo e un antenato del moderno box. Spesso trovava collocazione nella camera anche il trabiccolo, usato per asciugare la biancheria.
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