La produzione del pane
Primo piano
In ogni casa colonica vi era l’occorrente per la produzione del pane. Per impastare la farina, l’acqua veniva attinta ad un pozzo o alla fonte più vicina. Di solito, in una famiglia contadina il pane si preparava una volta alla settimana in quantità notevole. La sera precedente si preparava il necessario: legna da ardere, acqua per l’impasto ed il ‘formento’, ossia il lievito che si ricavava da un pezzo di pasta inacidito della panificazione precedente. Una volta sciolto in acqua calda veniva mescolato a poca farina da impasto e lasciato nella madia ben coperta a lievitare per tutta la notte. Il mattino successivo cominciava l’impasto: la farina distesa nella madia si mescolava al lievito con l’aggiunta di acqua calda e fredda e si lavorava continuamente con le mani fino a raggiungere la compattezza necessaria. I pani venivano coperti e a lievitazione quasi completa si scaldava il forno con la brace ripulendo dalla cenere lo spazio riservato ai pani che si infornavano tramite una pala di legno cominciando dal punto più distante dalla brace, depositandoli con un rapido scatto all’indietro della pala stessa. La bontà della cottura dipendeva in parte dalla scienza empirica della massaia, anche per questo, il processo era accompagnato da un gesto rituale: il segno della croce, una richiesta di protezione in un momento in cui la capacità di intervento umano era alquanto ridotta.
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