L’allevamento del bestiame era un’attività indispensabile per l’economia dei poderi condotti a mezzadria. Il commercio minuto del bestiame era praticato dal contadino per conto del proprietario durante le fiere e gli utili che se ne ricavavano sarebbero stati divisi a metà.
Il luogo adibito al ricovero del bestiame era la stalla, sempre incorporata all’edificio e di norma collocata al piano inferiore; tale ubicazione rendeva pessime le precarie condizioni igieniche delle case coloniche ma rispondeva a motivi di sicurezza: i bovini costituivano un capitale non indifferente di cui i coloni erano responsabili, tanto che le bestie anche durante la stagione invernale non erano mai lasciate incustodite. Nella cura del bestiame aveva un ruolo specifico uno dei membri della famiglia, il bifolco, addetto alla pulitura della stalla e delle bestie, alla preparazione del foraggio e all’abbeveratura, nonché al trasporto del letame dalla stalla alla concimaia. Lo strumento principale per imbrigliare la forza motrice degli animali era il giogo, in genere costruito dal contadino stesso, che sceglieva un tipo di legno resistente ma allo stesso tempo abbastanza leggero. Poteva essere doppio o singolo in base al tipo di lavoro da affrontare e quindi, al numero di animali da impiegare.
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