Gubbio, la città di pietra, nella sua forte connotazione medievale è la mirabile rappresentazione dell’eccellenza raggiunta già al tempo dagli appartenenti all’Ars magistrorum Lapidum: muratori, scalpellini, tagliapietra, carpentieri e calcinari, figure tutte presenti nel laborerium, il cantiere edile. Nella costruzione della città, delle sue mura di cinta, palazzi, chiese, castelli e torri furono utilizzati il calcare bianco e rosa, il palombino, l’arenaria e il corniolo e le opere prodotte si possono ammirare sia all’interno che all’esterno degli edifici: facciate, archi, capitelli, colonne, fregi, stemmi, marcapiani, piazze e vie. Mentre i maestri muratori, esperti nell’arte muraria esercitavano solo detta arte, si occupavano della costruzione dell’edificio, prima i tagliapietre (con la fornitura dei blocchi di pietra dalla cava) e poi gli scalpellini, si occupavano della realizzazione di armille, cantoni, architravi… Gli strumenti tradizionali usati erano pochi e pesanti: tra quelli del muratore c’erano la cazzuola, il filo a piombo, la squadra, il malepeggio; tra quelli dello scalpellino mazza, pulciotti, mazzuolo, martello, gradina, scalpello, strumenti che ancora oggi, seppur affiancati da nuove tecnologie, sono la base di uno dei mestieri più antichi del mondo.
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Museo Arti e Mestieri
Palazzo Beni
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