Il mulino e la macinazione del grano

Per la macinatura del grano, e la sua trasformazione in farina, venivano utilizzati i mulini, che potevano essere più o meno evoluti e complessi. Il principio di funzionamento, in ogni caso, era sempre lo stesso: su una mola orizzontale, la base, ruota una seconda mola orizzontale, ovvero la mola superiore. Tra di esse il grano viene macinato più o meno finemente, a seconda dei dispositivi utilizzati. La forza motrice che muoveva la mola superiore poteva essere fornita dall’uomo (mulino a mano), da un animale, quasi sempre un asino che gira in cerchio (mulino animale), oppure dall’acqua corrente (mulino ad acqua). La forza motrice poteva mettere in moto la mola superiore direttamente oppure mediante una trasmissione meccanica.

Nel caso del mulino ad acqua una ruota idraulica verticale, posta all’esterno del mulino, veniva azionata tramite un canale di legno che vi faceva cadere sopra l’acqua. La ruota idraulica, girando, azionava l’albero che, entrando nel mulino e tramite una ruota dentata, metteva in moto la mola attraverso un secondo albero verticale. La mola inferiore era fissa, mentre la mola superiore ruotava solidale con questo secondo albero motore. Il grano veniva fatto cadere nella tramoggia e, cadendo tra la mola inferiore e quella superiore, veniva macinato. Alzando ed abbassando l’albero motore verticale e la mola rotante si poteva macinare il grano più o meno finemente. Tramite un sistema di aste e corde la tramoggia veniva fatta vibrare in modo tale che il grano, tra le due mole, scorresse di continuo. Dalle due mole usciva un ripido canale di legno attraverso il quale la farina cadeva o in un sacco o in un cassone.